24 marzo 2020 | Una fotografia dell’andamento delle gelaterie italiane nel 2019, effettuata dall’Osservatorio SISTEMA GELATO parla di una crescita del settore, sia nel nostro Paese che all’estero, dove rappresentano il 25,4% del totale contro il 25,2% dell’anno precedente. L’attuale difficoltà rappresentata dal diffondersi della pandemia di Covid-19 colpisce e colpirà nel prossimo futuro anche questa filiera produttiva, mentre nell’immediato porterà a celebrare virtualmente l’ottava edizione dell’European Gelato Day.
Le catene di gelaterie italiane
nel corso del 2019 hanno visto un aumento dei punti vendita del 7,5%: a
rivelarlo è l’Osservatorio SISTEMA GELATO, secondo il quale nello stesso anno
si sono registrate 110 nuove aperture in italia e nel mondo. L’analisi è stata
effettuata sul saldo aperture/chiusure delle 50 principali catene di gelaterie
e i dati parlano di una crescita che ha portato i punti vendita ad aumentare da
1475 a 1585, di cui tre quarti sul territorio italiano e un quarto all’estero.
In termini di produttività, le catene di gelaterie italiane realizzano vendite
al dettaglio per un valore di mezzo miliardo di euro all’anno.
Anche la presenza e l’incidenza
delle catene di gelaterie italiane sui mercati esteri nel 2019 risultano
significative, tanto che oggi rappresentano il 25,4% del totale contro il 25,2%
dell’anno precedente. Nel dettaglio, i punti vendita al di fuori del territorio
italiano sono aumentati dell’8,3%, passando da 372 unità del 2019 alle 403
attuali. Il numero dei paesi in cui si
trova almeno una catena di gelaterie italiane è passato da 56 a 62: in testa
c’è l’Europa (32,3%), seguita da Asia (18,4%), medio Oriente (17,9%),
centro-sud America (15,4%), nord America (9,2%), Africa (5,8%) e Oceania (1%).
Non mancano però anche le new entry, tra le quali spiccano Israele, Giappone,
Camerun, Reunion, Georgia, Bahrein e Bulgaria, contro alcune uscite come
Bangladesh e Angola.
Coronavirus: quali cambiamenti
per l’immediato futuro?
Si tratta di numeri che, secondo
l’Osservatorio SISTEMA GELATO, sarebbero stati destinati ad aumentare in questi
mesi, ma che certamente subiranno dei rallentamenti tenendo conto del delicato
periodo che stiamo vivendo. Secondo la Fipe, infatti, la ristorazione (tra cui
si annoverano anche le gelaterie) perderà in Italia 8 miliardi di euro per la
fine del 2020 a causa dell’epidemia di Covid-19, che ha messo in ginocchio
l’intera economia mondiale. Non mancano le preoccupazioni anche per i
lavoratori, dal momento che la filiera del gelato garantisce in Europa
un’occupazione a 315 mila persone e un giro di affari di 9,5 miliardi di euro.
Ma non basta, perché a causa
della pandemia cambiano anche le abitudini della popolazione, così che l’ottava
edizione dell’European Gelato Day – unica giornata che il Parlamento europeo
abbia dedicato a un alimento e che si festeggia il 24 marzo di ogni anno in
onore del gelato artigianale – sarà celebrata virtualmente invece che in
gelateria, nelle strade o nelle piazze. Una decisione che si rende necessaria
in questo momento particolarmente complesso, ma che rappresenta anche la
volontà di guardare avanti con ottimismo. “Quest’anno il Gelato Day avrà un
sapore diverso e non potremo celebrarlo come avremmo voluto – commenta Marco
Miquel Sirvent, Presidente di Artglace, associazione che è stata ideatrice
della Giornata Europea del Gelato Artigianale – Siamo vicini a tutti i
gelatieri e consumatori d’Europa in un momento difficile che presto supereremo
insieme. Il mondo del gelato ripartirà, più forte di prima”.
Il gelato? Agli italiani piace
anche in inverno
Al di là dell’inevitabile blocco
attuale, in linea generale quello del gelato sembra essere un settore che non
conosce crisi o battute d’arresto stagionali: secondo i dati raccolti dalla
Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) e presentati durante il Sigep
2020, il 43% delle gelaterie del nostro paese si concentra nel sud e sulle
isole; quattro attività su dieci rinunciano alle chiusure invernali, restando
aperte 365 giorni l’anno. La domanda di gelato artigianale in Italia risulta
infatti costante, tanto che il 37% delle gelaterie lavora ormai tutto l’anno;
anche le attività che non rinunciano alla chiusura stagionale ne hanno
accorciato notevolmente la durata, per rispondere alle richieste di un mercato
in espansione.
A proposito di consumatori,
invece, i gusti di quelli italiani sarebbero sempre più chiari e definiti:
secondo la Fipe, infatti, sempre più persone prediligono il gelato artigianale
e ben il 62% degli intervistati hanno una gelateria di fiducia; se proprio
devono sceglierne una nuova, lo fanno seguendo il passaparola (mentre solo un
italiano su tre si affida ai social network o al web). Pesano sulla valutazione
non solo la qualità delle materie prime usate, ma anche la presenza o meno di
un laboratorio all’interno del locale e la tipologia stessa dell’attività: molti
prediligono infatti gelaterie “pure”, evitando i locali misti che facciano
gelateria e caffetteria o gelateria e pasticceria insieme.
Se tra i gusti “tradizionali” più
amati spiccano fragola, cioccolato e nocciola, cosa dire invece rispetto al
gelato vegan? Come confermato anche da
una vetrina internazionale come il Sigep, sia le grandi aziende che i piccoli
rispondono sempre di più e sempre meglio alle nuove tendenze di mercato,
esponendo almeno una referenza plant-based oltre ai gusti alla frutta. Emerge
chiara la volontà di creare gusti nuovi e alternativi accanto alla ricerca per
proporre in chiave dairy-free i grandi classici della tradizione come
cioccolato, nocciola, pistacchio, meringa. Anche le scelte da parte delle
gelaterie confermano questa tendenza: sono sempre di più le attività che optano
per l’accreditamento gratuito VEGANOK, che viene rilasciato anche a locali non
completamente vegan ma che siano in grado di garantire alla clientela più
opzioni 100% vegetali tra cui scegliere, conformi al rigido disciplinare etico
VEGANOK.