(Teleborsa) - Asia e Nord
America, nuove frontiere del gelato artigianale. Lo conferma l'Osservatorio
Sigep, il Salone Internazionale di Gelateria, Pasticceria, Panificazione
artigianali e Caffè di Italian Exhibition Group (Ieg), la cui 43esima edizione si
terrà dal 22 al 26 gennaio 2022 alla Fiera di Rimini.
"L'export degli ingredienti
e semilavorati – spiega Ieg in una nota – viaggia sulle rotte di Cina e Sud Est
asiatico e cresce anche in Medio Oriente. Puntano verso l'estero i tre quarti
dei macchinari per la produzione di gelato, con una ripresa del mercato tedesco
e l'exploit della Corea del Sud. Segnale interessante per
l'internazionalizzazione delle gelaterie arriva dalle insegne estere, in
aumento negli ultimi 18 mesi a livello globale".
INGREDIENTI – L'export di
ingredienti per il gelato artigianale nel 2019 segnava una crescita del 6% sul
quadriennio precedente e da lì riparte puntando a Oriente. "Il gelato è
meteoropatico, segue la bella stagione a tutte le latitudini – osserva Roberto
Leardini, presidente del Gruppo Prodotti per gelato di Unione Italiana Food –,
ecco allora la crescita importante che registriamo in Medio Oriente; trend
iniziato prima della pandemia. Cina e Sud Est asiatico sono mercati agli
albori, da cui arrivano segnali di interesse e con un potenziale enorme
nonostante il numero di gelaterie ancora molto basso". Anche Stati Uniti
ed Europa mostrano vitalità. "Il mercato europeo totalizza circa il 60%
dei nostri volumi di produzione. Ricordo – prosegue Leardini – che la Spagna è
il terzo mercato europeo, dopo la Germania, per il gelato artigianale, il cui
potenziale è legato all'economia turistica. Interessante anche la Polonia. Ora
quello che occorre è una promozione strutturata e sostenuta che parte dall'Ice
e arriva alle aziende, passando per le Camere di Commercio".
MACCHINARI – Tra macchine per la
produzione e vetrine frigo, il 75% della produzione italiana di tecnologie
professionali per le gelaterie esce dal Paese. Il 2021 mostra segnali positivi
da Germania e Corea del Sud. "In Italia il nostro settore – spiega Marco
Cavedagni, presidente di Acomag, l'associazione che raggruppa i costruttori
italiani di macchine per gelaterie – ha ricevuto una spinta dagli incentivi per
Industria 4.0, ma usciamo da un periodo in cui, tra il 2019 e il 2020, in
media, abbiamo perso tra il 30 e il 35% della produzione. Il sentiment per la
prima metà del 2021 è positivo, ci attendiamo un rimbalzo a due cifre, con la
Germania molto dinamica". Carpigiani, leader di settore, trova invece nel
Far East un exploit. "Nell'anno 2020/2021 l'export di macchinari –
dichiara Achille Sassoli de Bianchi, market development director di Carpigiani
– ha raggiunto il 90% a valore della nostra produzione. I Paesi esteri in cui
stiamo riscontrando i risultati migliori sono la Corea del Sud, USA e Regno
Unito. E anche l'Italia sta avendo una stagione particolarmente positiva".
CORSI PROFESSIONALI – Un altro
parametro per misurare il tasso di internazionalizzazione del gelato
artigianale viene dalle conversioni tra iscrizioni a corsi di specializzazione
professionale e nuove aperture commerciali. "Nell'anno accademico 2018/19
– aggiunge Kaori Ito, direttrice della Carpigiani Gelato University – abbiamo
registrato 6mila iscritti ai corsi nei 20 campus nel mondo, di cui 2.500 in
quello di Bologna. Di tutti questi, il 12%, cioè circa 300, ha risposto alla
nostra survey 'Where are you now?' confermando di aver aperto un punto vendita.
Per l'anno accademico 2020/21 abbiamo conteggiato gli iscritti ai corsi online
proposti sempre dalla sede di Bologna perché il dato aggregato degli altri
campus tra chiusure e riaperture legate alla pandemia non è ancora completo.
Dei 1.350 iscritti ai corsi online tra il 1 settembre 2020 e il 17 giugno 2021
e quelli dei corsi in presenza ripresi a giugno, notiamo che se UK, USA e
Canada rimangono nella top ten, c'è sicuramente un balzo dell'India, della
Turchia e della Malesia. Le ragioni di questo balzo sono da ricercarsi in costo
più accessibile dei corsi online, una grande offerta di corsi in inglese, il
superamento della difficoltà di ottenere un visto per entrare in Italia o anche
soltanto sostenere le spese di viaggio".
CATENE – "Da un monitoraggio
condotto sul network Top International Gelato Chains – dichiara Antonio Verga
Falzacappa, fondatore di Sistema Gelato, che accompagna le principali realtà
della filiera del gelato artigianale nei processi di capitalizzazione e
internazionalizzazione – con oltre 600 punti vendita in 30 nazioni, negli
ultimi 18 mesi è emerso un saldo positivo del 6%, pari a 36 unità su scala
globale. Se teniamo conto che questi investimenti, tra aperture dirette e
affiliazioni, si pianificano con almeno un anno di anticipo, possiamo
concludere che se non vi fosse stata la pandemia, la crescita del settore
sarebbe stata senz'altro più sostenuta. Da registrare il dinamismo espresso da
marchi come l'americana, con solide radici italiane, Gelato Go, e poi le
italiane Venchi e La Romana che crescono rispettivamente nel Far East e in
Medio Oriente. Infine, il caso della spagnola Borgonesse che conta giusto una
decina di punti vendita tra Madrid e l'Andalusia, con una forte impronta
manageriale, e che vuol differenziare la propria presenza fuori dai confini
nazionali. Sono segnali importanti per il made in Italy perché da una nostra
stima, per ogni apertura di un punto vendita all'estero, abbiamo su base
decennale un effetto trascinamento di oltre 500 mila euro tra macchinari,
vetrine, attrezzature e ingredienti per le nostre filiere".