Macchinari, ingredienti,
competenze professionali, franchise: l’Osservatorio di Italian Exhibition Group
traccia una mappa dei mercati internazionali maggiormente dinamici per il
dessert freddo più iconico del made in Italy. Crescita del 6% per le catene. Sentiment
positivo per l’export nei primi mesi del 2021: atteso un rimbalzo a due cifre
Asia e Nord America, nuove
frontiere del gelato artigianale. Lo conferma l’Osservatorio Sigep (il Salone
Internazionale di Gelateria, Pasticceria, Panificazione artigianali e Caffè di
Italian Exhibition Group, la cui 43ª edizione si terrà dal 22 al 26 gennaio
2022 alla Fiera di Rimini).
L’export degli ingredienti e
semilavorati viaggia infatti sulle rotte di Cina e Sud Est asiatico e cresce
anche in Medio Oriente. Puntano verso l’estero i tre quarti dei macchinari per
la produzione di gelato, con una ripresa del mercato tedesco e l’exploit della
Corea del Sud. Segnale interessante per l’internazionalizzazione delle
gelaterie arriva dalle insegne estere, in aumento negli ultimi 18 mesi a
livello globale.
INGREDIENTI
L’export di ingredienti per il
gelato artigianale nel 2019 segnava una crescita del 6% sul quadriennio
precedente e da lì riparte puntando a Oriente. «Il gelato è meteoropatico,
segue la bella stagione a tutte le latitudini – osserva Roberto Leardini,
presidente del Gruppo Prodotti per gelato di Unione Italiana Food –, ecco
allora la crescita importante che registriamo in Medio Oriente; trend iniziato
prima della pandemia. Cina e Sud Est asiatico sono mercati agli albori, da cui
arrivano segnali di interesse e con un potenziale enorme nonostante il numero
di gelaterie ancora molto basso». Anche Stati Uniti ed Europa mostrano
vitalità. «Il mercato europeo totalizza circa il 60% dei nostri volumi di
produzione. Ricordo che la Spagna è il terzo mercato europeo, dopo la Germania,
per il gelato artigianale, il cui potenziale è legato all’economia turistica.
Interessante anche la Polonia. Ora quello che occorre è una promozione
strutturata e sostenuta che parte dall’ICE e arriva alle aziende, passando per
le Camere di Commercio», conclude Leardini.
MACCHINARI
Tra macchine per la produzione e
vetrine frigo, il 75% della produzione italiana di tecnologie professionali per
le gelaterie esce dal Paese. Il 2021 mostra segnali positivi da Germania e
Corea del Sud. «In Italia il nostro settore – spiega Marco Cavedagni,
presidente di ACOMAG, l’associazione che raggruppa i costruttori italiani di
macchine per gelaterie – ha ricevuto una spinta dagli incentivi per Industria
4.0, ma usciamo da un periodo in cui, tra il 2019 e il 2020, in media, abbiamo
perso tra il 30 e il 35% della produzione. Il sentiment per la prima metà del
2021 è positivo, ci attendiamo un rimbalzo a due cifre, con la Germania molto
dinamica». Carpigiani, leader di settore, trova invece nel Far East un exploit.
«Nell’anno 2020/2021 l’export di macchinari – dichiara Achille Sassoli de
Bianchi, Market Development Director di Carpigiani SpA – ha raggiunto il 90% a
valore della nostra produzione. I Paesi esteri in cui stiamo riscontrando i
risultati migliori sono la Corea del Sud, USA e Regno Unito. E anche l’Italia
sta avendo una stagione particolarmente positiva».
CORSI PROFESSIONALI
Un altro parametro per misurare
il tasso di internazionalizzazione del gelato artigianale viene dalle
conversioni tra iscrizioni a corsi di specializzazione professionale e nuove
aperture commerciali. Le monitora Carpigiani per la sua Gelato University.
«Nell’anno accademico 2018/19 – aggiunge Kaori Ito, direttrice della Carpigiani
Gelato University– abbiamo registrato
6.000 iscritti ai corsi nei 20 campus nel mondo, di cui 2.500 in quello di
Bologna. Di tutti questi, il 12%, cioè circa 300, ha risposto alla nostra
survey “Where are you now?” confermando di aver aperto un punto vendita. Per
l’anno accademico 2020/21 abbiamo conteggiato gli iscritti ai corsi online proposti
sempre dalla sede di Bologna perché il dato aggregato degli altri campus tra
chiusure e riaperture legate alla pandemia non è ancora completo. Dei 1.350
iscritti ai corsi online tra il 1° settembre 2020 e il 17 giugno 2021 e quelli
dei corsi in presenza ripresi a giugno, notiamo che se UK, USA e Canada
rimangono nella top ten, c’è sicuramente un balzo dell’India, della Turchia e
della Malesia. Le ragioni di questo balzo sono da ricercarsi in costo più
accessibile dei corsi online, una grande offerta di corsi in inglese, il
superamento della difficoltà di ottenere un visto per entrare in Italia o anche
soltanto sostenere le spese di viaggio».
CATENE
Da un monitoraggio condotto sul
network Top International Gelato Chains – dichiara Antonio Verga Falzacappa,
fondatore di Sistema Gelato, che accompagna le principali realtà della filiera
del gelato artigianale nei processi di capitalizzazione e
internazionalizzazione – con oltre 600 punti vendita in 30 nazioni, negli
ultimi 18 mesi è emerso un saldo positivo del 6%, pari a 36 unità su scala
globale. Se teniamo conto che questi investimenti, tra aperture dirette e
affiliazioni, si pianificano con almeno un anno di anticipo, possiamo
concludere che se non vi fosse stata la pandemia, la crescita del settore sarebbe
stata senz’altro più sostenuta. Da registrare il dinamismo espresso da marchi
come l’americana, con solide radici italiane, Gelato Go, e poi le italiane
Venchi e La Romana che crescono rispettivamente nel Far East e in Medio
Oriente. Infine, il caso della spagnola Borgonesse che conta giusto una decina
di punti vendita tra Madrid e l’Andalusia, con una forte impronta manageriale,
e che vuol differenziare la propria presenza fuori dai confini nazionali. Sono
segnali importanti per il made in Italy perché da una nostra stima, per ogni
apertura di un punto vendita all’estero, abbiamo su base decennale un effetto
trascinamento di oltre 500 mila euro tra macchinari, vetrine, attrezzature e
ingredienti per le nostre filiere».